Il ritorno tra i banchi degli alunni italiani non basta a rassicurare le autorità: il proseguio delle lezioni è in forte dubbio.
Non bisogna nascondersi davanti a certi argomenti: le cicatrici della pandemia le portiamo ancora addosso. Quando si vocifera di nuovi focolai o, peggio ancora, di possibili lockdown nel nostro futuro prossimo, la sensazione di brivido che corre lungo la schiena c’è ed è anche molto forte.
Il ricordo di quei mesi chiusi in casa è presente e lo è anche in tutti gli studenti italiani che, al posto di passare le proprie giornate a vedere, parlare e scherzare con i propri compagni, sono stati costretti a rapportarsi per dei mesi con l’interfaccia di un computer. E la preoccupazione non è solo dei più piccoli ma anche dei genitori, intimoriti dall’idea di dover lasciare i figli a casa da soli a causa dei propri obblighi lavorativi.
Cosa deve fare chi è sintomatico?
Una situazione estremamente dubbia, quella del covid attuale, alimentata dalle ultime dichiarazioni del direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, intervenuto a Non stop News su Rtl 102.5. “Dire alle mamme di dare tachipirine ai bambini e poi mandarli a scuola è un errore – ha affermato l’esperto -. Se un bambino è sintomatico, non dovrebbe essere mandato a scuola“.
“Se qualcuno sta male, deve rimanere a casa – sottolinea Vaia -. Ognuno di noi deve contribuire con comportamenti responsabili. Il contagio non ha origine a scuola; la scuola non genera il Covid. Gli operatori della scuola sono molto attenti e da sempre applicano severamente le misure di sicurezza. Tuttavia, il virus può essere portato a scuola e diventare un veicolo di contagio“.
Domani il ministero della Salute ha in programma una riunione che potrebbe decidere le sorti di tutti gli studenti d’Italia: che ne sarà di questo anno scolastico appena iniziato e già in bilico?